domenica, Ottobre 6, 2024

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Addestrare i falchi alla caccia: considerazioni

hamblin-mark-goshawk-adult-perched-on-falconers-glove-scotlandIn realtà il termine “addestrare” non è proprio che calzi a pennello, perché rendere “destro,” cioè “capace”, un animale a fare qualcosa che è già nella sua natura, è un po’ come insegnare a nuotare ad una rana.

Forse sarebbe meglio dire “condizionare i falchi al falconiere”. Nessuno può “insegnare ” o “addestrare” un falco alla caccia meglio di quanto i suoi geni abbiano già fatto.
Il falconiere deve far capire al falco che non è pericoloso stare vicino a lui e che anzi può diventare conveniente sfruttarlo per cacciare più facilmente.
Sia praticando la caccia con falchi di alto volo, che con quelli di basso volo, il risultato finale del condizionamento, prima di andare a caccia insieme, è quello di convincere il falco che stando intorno al falconiere prima o poi salterà fuori una possibile e più facile preda.
Se la catturerà, potrà cibarsi della preda oppure di un compenso offertogli dal falconiere, se invece
non sarà possibile catturarla, il falco può sempre contare sul premio di consolazione tornando verso il falconiere.
Il tutto nell’armonia di una squadra (non dimentichiamo il cane, che deve essere interpretato dal falco come un fondamentale elemento) che senza competizione, ma in collaborazione, tende soltanto all’obbiettivo della cattura della preda.
Naturalmente mentre l’uomo ed il cane collaborano sapendo di farlo perché concepiscono il concetto di “branco”, il falco semplicemente li sfrutta come le cornacchie sfruttano i trattori che arando estraggono i vermi dal terreno.
Per cui mentre il cane riporta la preda al padrone per sottomissione, il falco cattura, uccide e si nutre.
Anzi possibilmente cerca di coprire e proteggere la preda da chiunque ed è necessario utilizzare particolare attenzione nel levargliela, sostituendola con un premio di cibo alternativo, per non incrementare la sua tendenza a volare via per non farsela “rubare” dai compagni di caccia.
La prima fase di rapporto con un falco preso dalla voliera dove è nato e che non ha mai avuto contatti con l’uomo, ha come obbiettivo finale di riuscire a convincerlo che stare posato sul guanto del falconiere, vicino al suo viso e farsi toccare dalla sua mano nuda, non è una cosa pericolosa e negativa.
L’uomo è percepito geneticamente come nemico molto pericoloso e vederselo a 20 cm di distanza stimola un irrefrenabile istinto alla fuga. Ma le stringhe di cuoio (chiamiamole “geti”) che tengono le zampe del falco attaccate al guanto, lo fanno tornare sempre al punto di partenza.
Per evitare che lo stress diventi pericoloso, è necessario che prima di cominciare a tenerlo sul pugno, il falco abbia la mente interessata da qualcosa che lo distragga dall’uomo, così da sentirsi meno impaurito. La cosa che più riempie i pensieri di qualsiasi essere vivente (uomo compreso), nel momento in cui manca, è il cibo.
I rapaci più aggressivi verso le prede sono quelli che hanno il metabolismo più veloce e naturalmente sono quelli che l’uomo utilizza di più a caccia. Avere il metabolismo “veloce” per un rapace, come per esempio la femmina di sparviere, vuol dire pesare 280 grammi e mangiare dai 50 gr di carne d’estate, fino ai 90 d’inverno, tutti i giorni, per essere in forma.
E’ facilmente intuibile, come la sua mente sia molto occupata dalla ricerca del cibo perché per fare 90 grammi di piccoli passeriformi (tipo passeri) è necessario catturarne un po’ più di uno… e dato che non tutti gli inseguimenti si concludono in una cattura, ne consegue che le sue giornate siano piuttosto movimentate.
Diminuire la ciccia ad un cane (che ha una digestione lenta ed un metabolismo proporzionato), lo rende molto più attivo e recettivo verso i richiami del padrone e verso la ricerca della selvaggina; diminuire la razione giornaliera ad un falco decuplica la sua attenzione verso il cibo, diminuendo di conseguenza la sua attenzione alle altre situazioni esterne, come la paura per la presenza dell’uomo.
Per cui in falco con un buon appetito tenderà a presentarsi come più “calmo” verso l’uomo, ma anche più pronto e deciso verso le prede.
Offrire cibo sul guanto ad un falco e farglielo consumare ripetutamente ogni giorno senza dargli conseguenze negative, lo convince pian piano che tutto sommato quel nemico potenziale che era il falconiere, può diventare fonte di facile nutrizione, senza effetti collaterali controproducenti.
Dopo qualche giorno il falco si tranquillizzerà senza aver bisogno di sentire lo stimolo dell’appetito.
La fase iniziale del buon rapporto con il falconiere è fondamentale soprattutto per i falchi di basso volo, che si utilizzano a caccia senza cappuccio, seguendo l’azione del cane a vista, tenuti sul guanto per ore.
Questi falchi (astori, sparvieri , falchi di Harris etc) devono abituarsi a stare rilassati a stretto contatto con l’uomo, concentrandosi esclusivamente sull’azione di caccia. I falchi d’alto volo, si portano sul guanto incappucciati e si scappucciano sul campo.
Si involano dal guanto alzandosi il più velocemente possibile per raggiungere una quota utile per la picchiata e hanno meno problemi di contatto ravvicinato con il falconiere, ma di contro hanno la possibilità di allontanarsi molto essendo completamente liberi e devono avere un ottimo senso del collegamento con il cane e l’azione di caccia.
La seconda fase riguarda il ritorno del falco al richiamo del falconiere. E’ anche questa fase molto legata al condizionamento.
Dopo avere raggiunto un buon rapporto fra il falco ed il suo “posatoio umano”, cioè il guanto, è indispensabile abituarlo a raggiungere in cibo offerto dal falconiere da distanze sempre maggiori.
Il condizionamento è completo se al richiamo visivo del cibo, il falco associa un richiamo acustico, di solito il fischietto usato in cinofilia, e vola velocemente verso il falconiere non appena viene richiamato.
Oltre che sul guanto, il cibo viene offerto al falco anche su un oggetto di cuoio, di solito guarnito di un paio di ali essiccate di uccelli che possono essere preda del falco (fagiano, piccione, cornacchia etc) che si chiama “logoro”.
Il logoro è l’attrezzo fondamentale per il falconiere, soprattutto per i falchi di alto volo.
E’ talmente importante ed talmente utilizzato che si “logora” in breve tempo… da qui il nome classico.
Mentre il guanto è tenuto fermo dal falconiere, durante il richiamo del falco, il logoro si fa roteare legandolo ad una corda lunga circa 1 metro e mezzo e, pur essendo assolutamente chiaro al falco che non si tratta di un uccello vero, la sua attrattiva è notevolmente superiore.
La terza fase riguarda il condizionamento del falco con l’azione di caccia.
Non può esserci altro modo per affrontare questa parte della falconeria, che non sia l’andare a caccia. Si può cominciare a fare vedere qualcosa al falco rilasciando prede gabbiamole, allo stesso modo in cui si cominciano a far incontrare le quaglie di voliera ai giovani cani da ferma, ma i rilasci “dalla borsa”, il “bagging”,come dicono gli anglosassoni, non può essere troppo prolungato e facile, bisogna al più presto portare il giovane falco in situazioni di caccia reali, con lunghe ricerche ed occasioni rare e da non perdersi, che il più delle volte portano a lunghi inseguimenti senza risultato, ribattute e nuovi tentativi, sino all’agognata cattura.
In questo modo il falco entra veramente nella vera essenza della falconeria, in simbiosi con cane e falconiere.

Amedeo Traverso

www.lacaccia.net

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Federico Lavanche
Federico Lavanchehttps://www.falconeria.org
Sono il fondatore di questo sito, pratico la falconeria dal 1992 e mi diletto a scrivere articoli sulla falconeria. Cerco di proporre l'immagine della falconeria per quello che è cioè una Passione Sana, a contatto con la Natura, un mezzo di caccia assolutamente non pericoloso ne invasivo, a zero impatto ambientale. Faccio del mio meglio per far capire, a chi la contrasta, che prima di scrivere sulla falconeria, bisogna conoscerla profondamente ;) Mi considero un po' il "custode" di questo sito che, dal 1997 "racconta"attraverso eventi, informazioni e personaggi, la falconeria in Italia.

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