Saluti a tutti.
Vorrei tornare indietro sull'argomento imprinting, per cercare di aggiungere qualche riflessione in piö circa questo fenomeno che negli ultimi anni sta costruttivamente "dividendo" i falconieri in tutto il Mondo.
Naturalmente è impossibile sottrarsi alla citazione del libro di Mc Dermott che ha ributtato sulla scena la questione dell'imprinting in modo deciso.
La mia critica verso Mc Dermott non è di parte o dovuta a prevenzione verso il "nuovo" (anche perchè tutto quello che scrive era già molto noto ai falconieri, da sempre), ma proviene dal fatto che in pratica quelli che lui indica come fattori "imprescindibili" affinchè il suo metodo funzioni, sono concretamente irrealizzabili per il 90% delle persone normali, nelle nostre realtà sociali.
Chi puo permettersi di tenere libero per casa un pullo per 40-50 giorni che spruzza feci ovunque e che condizionerebbe la vita di chiunque? chi puo rinunciare a lavoro e famiglia per accudirlo, passeggiarlo in pubblico (ve lo immaginate cosa significherebbe andare in un centro commerciale con un falco sul guanto? tre minuti e arrivano gli animalisti...)? e poi le prede... decine di rilasci e poi decine di selvatici..., e le leggi? e i tempi? e i limiti di carnieri? insomma una chimera. Per cui, come lui stesso premette nel libro, dato che avete saltato anche solo un punto del suo vademecum... niente risultato finale come il suo.
In pratica è come se dicesse: io ti dico come fare un falco perfetto (come i miei...), ma soltanto a patto che tu riesca a fare cose che non riuscirai mai a fare... pena: il fallimento.
Ma che senso ha veramente l'imprinting, quando per secoli i falchi allevati dall'uomo sono sempre stati scartati?
Come mai, quando si cacciavano soltanto selvatici, erano di gran lunga preferiti i falchi allevati dai genitori ed oggi (che cacciamo quasi sempre selvaggina nata in incubatrice) pare che non valgano piö nulla?
Il senso parrebbe essere quello di avere un animale piö mansueto e che sia gestibile (recuperabile) anche senza doverlo "affamare" piö di tanto. Tutto qui.
Mediamente l'imprintato vola a pesi piö alti dei non -imp (ATTENZIONE : per NON-imp intendo il falco nato in cattività , ma allevato e nutrito dei genitori e preso dalla voliera a non meno di 60-70 giorni) e risponde meglio al recupero. Tutto questo con minore dispendio di tempo ed energie da parte dell'addestratore.
MA...
Io faccio una riflessione, personale, ma anche desunta dalle innumerevoli letture di esperienze di falconieri di ogni epoca.
Il risultato è che dedicando il tempo giusto e facendo le operazioni necessarie, un astore non imprintato puo arrivare (senza essere un caso particolare) agli stessi livelli di condizionamento e peso di un bravo imprintato, ma con i vantaggi del non-imp (mutismo assoluto, nessuna copertura in fase di nutrizione - quindi piumaggio integro fino a fine stagione - assoluta mansuetudine e totale assenza di aggressività verso le persone ed i cani).
Questa è storia, non opinione personale.
Naturalmente ogni soggetto reagisce in modo differente e ci sono casi in cui il primo anno di addestramento in pratica serve soltanto a "fare amicizia", ma successivamente, con la pazienza, si arriva ad ottimi risultati.
Mc Dermott è figlio dell'era del tutto e subito e non nasconde la sua "ansia" di cacciare presto (addirittura va piö avanti della natura stessa pretendendo di far uccidere le prime prede ad un pullo di pochi gg che in natura non se lo sognerebbe neppure!), tutto e in gran quantità , ma al contrario la Falconeria vera è la disciplina dell'auto-controllo, della pazienza, dei piccoli passi e della QUALITA' dei voli e del rapporto con i rapaci, non della QUANTITA' di prede catturate. I Falconieri non cacciano per nutrirsi (fortunatamente possiamo acquistare i nostri cibi comodamente) per cui non credo si debba godere del numero delle prede prese, ma del come si prendono.
La tendenza del MCD alla poca pazienza si capisce anche da suo concetto dall'addestramento dei cani (i "mitici" viszla... che in realtà per il 90% fermano una volta a Pasqua ed una a Capodanno...) che, se ben notate, nelle foto del libro hanno sempre il "collarino" correttore indosso (come mai? se sono così bravi...) e che secondo lui a 5-8 mesi dovrebbero essere già grandi fermatori!
Io credo che il giovane MCD non abbia una grande esperienza di caccia con il cane da ferma e neppure le idee molto chiare di come lavorino i cani da ferma.
5-6 ed oltre cani in ferma e consenso (col collarino?...), colini a centinaia, venti attacchi alla mattinata e innumerevoli predazioni... pare che il wild bunch di MCD ed i loro imprintati siano posseduti dalla demoniaca smania di uccidere prede... e poi spara la frase secondo cui i rapaci sono menti semplici e che tutto quello che vogliono è semplicemente UCCIDERE...
Che pena...
Ebbeno io credo che la frase giusta sia che i rapaci vogliono semplicemente nutrirsi, non "uccidere" ... e che la piega da pulp fiction che lui da' alla falconeria sia quanto di piö lontano esista della Falconeria stessa, ma in quest'epoca che idolatra di eccessi, gli ha fruttato un bel po' di dollarini...
Chiudo qui e rimando ad altre mails le descrizione (naturalmente stringata) di come arrivare al buon rapporto, alla caccia, al recupero ed alla muta dei non - imprintati.
Visto che ormai dell'imprinting sappiamo tutto, mi piacerà rispolverare i vecchi e ammuffiti astori "pazzi" e sbattacchioni di una volta, quando si andava dagli allevatori e la prima domanda era: "Non è che questo astore è imprintato?..." e l'allevatore quasi offeso rispondeva sempre : "Assolutamente NO!..."
:wink:
Saluti.
Amedeo.
Vorrei tornare indietro sull'argomento imprinting, per cercare di aggiungere qualche riflessione in piö circa questo fenomeno che negli ultimi anni sta costruttivamente "dividendo" i falconieri in tutto il Mondo.
Naturalmente è impossibile sottrarsi alla citazione del libro di Mc Dermott che ha ributtato sulla scena la questione dell'imprinting in modo deciso.
La mia critica verso Mc Dermott non è di parte o dovuta a prevenzione verso il "nuovo" (anche perchè tutto quello che scrive era già molto noto ai falconieri, da sempre), ma proviene dal fatto che in pratica quelli che lui indica come fattori "imprescindibili" affinchè il suo metodo funzioni, sono concretamente irrealizzabili per il 90% delle persone normali, nelle nostre realtà sociali.
Chi puo permettersi di tenere libero per casa un pullo per 40-50 giorni che spruzza feci ovunque e che condizionerebbe la vita di chiunque? chi puo rinunciare a lavoro e famiglia per accudirlo, passeggiarlo in pubblico (ve lo immaginate cosa significherebbe andare in un centro commerciale con un falco sul guanto? tre minuti e arrivano gli animalisti...)? e poi le prede... decine di rilasci e poi decine di selvatici..., e le leggi? e i tempi? e i limiti di carnieri? insomma una chimera. Per cui, come lui stesso premette nel libro, dato che avete saltato anche solo un punto del suo vademecum... niente risultato finale come il suo.
In pratica è come se dicesse: io ti dico come fare un falco perfetto (come i miei...), ma soltanto a patto che tu riesca a fare cose che non riuscirai mai a fare... pena: il fallimento.
Ma che senso ha veramente l'imprinting, quando per secoli i falchi allevati dall'uomo sono sempre stati scartati?
Come mai, quando si cacciavano soltanto selvatici, erano di gran lunga preferiti i falchi allevati dai genitori ed oggi (che cacciamo quasi sempre selvaggina nata in incubatrice) pare che non valgano piö nulla?
Il senso parrebbe essere quello di avere un animale piö mansueto e che sia gestibile (recuperabile) anche senza doverlo "affamare" piö di tanto. Tutto qui.
Mediamente l'imprintato vola a pesi piö alti dei non -imp (ATTENZIONE : per NON-imp intendo il falco nato in cattività , ma allevato e nutrito dei genitori e preso dalla voliera a non meno di 60-70 giorni) e risponde meglio al recupero. Tutto questo con minore dispendio di tempo ed energie da parte dell'addestratore.
MA...
Io faccio una riflessione, personale, ma anche desunta dalle innumerevoli letture di esperienze di falconieri di ogni epoca.
Il risultato è che dedicando il tempo giusto e facendo le operazioni necessarie, un astore non imprintato puo arrivare (senza essere un caso particolare) agli stessi livelli di condizionamento e peso di un bravo imprintato, ma con i vantaggi del non-imp (mutismo assoluto, nessuna copertura in fase di nutrizione - quindi piumaggio integro fino a fine stagione - assoluta mansuetudine e totale assenza di aggressività verso le persone ed i cani).
Questa è storia, non opinione personale.
Naturalmente ogni soggetto reagisce in modo differente e ci sono casi in cui il primo anno di addestramento in pratica serve soltanto a "fare amicizia", ma successivamente, con la pazienza, si arriva ad ottimi risultati.
Mc Dermott è figlio dell'era del tutto e subito e non nasconde la sua "ansia" di cacciare presto (addirittura va piö avanti della natura stessa pretendendo di far uccidere le prime prede ad un pullo di pochi gg che in natura non se lo sognerebbe neppure!), tutto e in gran quantità , ma al contrario la Falconeria vera è la disciplina dell'auto-controllo, della pazienza, dei piccoli passi e della QUALITA' dei voli e del rapporto con i rapaci, non della QUANTITA' di prede catturate. I Falconieri non cacciano per nutrirsi (fortunatamente possiamo acquistare i nostri cibi comodamente) per cui non credo si debba godere del numero delle prede prese, ma del come si prendono.
La tendenza del MCD alla poca pazienza si capisce anche da suo concetto dall'addestramento dei cani (i "mitici" viszla... che in realtà per il 90% fermano una volta a Pasqua ed una a Capodanno...) che, se ben notate, nelle foto del libro hanno sempre il "collarino" correttore indosso (come mai? se sono così bravi...) e che secondo lui a 5-8 mesi dovrebbero essere già grandi fermatori!
Io credo che il giovane MCD non abbia una grande esperienza di caccia con il cane da ferma e neppure le idee molto chiare di come lavorino i cani da ferma.
5-6 ed oltre cani in ferma e consenso (col collarino?...), colini a centinaia, venti attacchi alla mattinata e innumerevoli predazioni... pare che il wild bunch di MCD ed i loro imprintati siano posseduti dalla demoniaca smania di uccidere prede... e poi spara la frase secondo cui i rapaci sono menti semplici e che tutto quello che vogliono è semplicemente UCCIDERE...
Che pena...
Ebbeno io credo che la frase giusta sia che i rapaci vogliono semplicemente nutrirsi, non "uccidere" ... e che la piega da pulp fiction che lui da' alla falconeria sia quanto di piö lontano esista della Falconeria stessa, ma in quest'epoca che idolatra di eccessi, gli ha fruttato un bel po' di dollarini...
Chiudo qui e rimando ad altre mails le descrizione (naturalmente stringata) di come arrivare al buon rapporto, alla caccia, al recupero ed alla muta dei non - imprintati.
Visto che ormai dell'imprinting sappiamo tutto, mi piacerà rispolverare i vecchi e ammuffiti astori "pazzi" e sbattacchioni di una volta, quando si andava dagli allevatori e la prima domanda era: "Non è che questo astore è imprintato?..." e l'allevatore quasi offeso rispondeva sempre : "Assolutamente NO!..."
:wink:
Saluti.
Amedeo.