volovia ha scritto:
Sono assolutamente d'accordo con te riguardo alla prima parte.
Lo sarei anche sulla seconda, ma se effettivamente venisse lasciata la possibilità al singolo di decidere se salvare/recuperare un animale selvatico, questo comporterebbe automaticamente il permesso a detenerlo, anche se solo per il periodo della cura dell'animale. E qui sarebbe difficile controllare se qualcuno detiene un animale illegalmente o se lo sta curando. L'interessato potrebbe trovare la scusa che stava per liberare l'animale, che invece deteneva illegalmente.
Figurati poi, con tutti gli interessi che girano, sia soldi che voti, se eliminano i centri di recupero!!
Personalmente, anche con l'aiuto di scambi avuti con falconieri e soprattutto con te Amedeo, sono arrivata anch'io alla conclusione che vale la pena recuperare un rapace solo nel caso di possibile e veloce reinserimento in natura, altrimenti è meglio lasciarlo al suo destino. Sai bene che la mia passione per la Falconeria è iniziata proprio con i recuperi.
I dettagli "tecnici" di come gestire una regolamentazione de l tipo da me ipotizzato, ovviamente andrebbero discussi e formalizzati, ma io parlavo del concetto di "recupero" in senso piö ampio.
E' quello, che deve cambiare, poi le regole si trovano.
Per esempio si potrebbe stabilire che il veterinario diventi piö importante nel decidere se l'animale è da eliminare o è realmente recuperabile e da liberare. Per cui se ti affida l'animale curato per breve periodo (è ovvio che non puo essere reintrodotto un falco oltre la settimana di "ricovero, altrimenti la patologia sarebbe troppo grave) non ci possono essere se e ma: tot giorni e lo devi liberare, non te lo tieni 6 mesi con la scusa della "riabilitazione".
Guarda Margherita, ti diro onestamente che ci sono rapaci (come i pellegrini) che con una semplice frattura all'ala, che va a posto con una stupidissima infibulazione, secondo me, se liberati anche solo dopo 30 gg, andrebbero a morire. Diverso il discorso per i rapaci come poiane o nibbi, ma quelli che hanno bisogno di alte prestazioni (Astori, Sparvieri, Pellegrini etc) difficilmente riuscirebbero a sopravvivere, anche se tutte le penne fossero rimaste intatte (quasi impossibile) e il periodo fosse ideale per la nutrizione (inizio estate).
In natura chi sta al vertice della piramide alimentare paga caro anche il minimo disagio.
Non parliamo poi di quelli che devono mutare una stagione prima di essere nuovamente a posto di penne.
Per questo io sarei drastico: o disagio curabile in 7 giorni e rilascio, oppure lasciamo fare a Madre Natura. Niente intrallazzi da furbi tipo "affidamenti perenni" a persone con il cuore tenero, con documenti di affidamento "aperti" e senza scadenza. Niente storpi in casa.
Le cose vanno fatte seriamente e senza "volpe sotto l'ascella"...
Il veterinario visita l'animale e decide se puo essere nuovamente perfetta in 7 giorni. Se si, lo cura e lo tiene oppure lo "affida" con documento a scadenza al tizio che lo ha trovato, altrimenti ... si leva.
Poi compila il modulo e la ASL di competenza gli paga la parcella.
Tutto questo, tra l'altro, darebbe un maggior rilievo alla figura del veterinario che diventerebbe un "responsabile" verso un bene dello Stato come la fauna selvatica. Naturalmente vorrei vedere quale veterinario avrebbe la faccia tosta di chiedere imborsi per cure ad animali come i topi, i piccioni, gabbiani, storni, nutrie o altri animali in sovrannumero o alloctoni... per cui questo sistema andrebbe anche a fare una selezione responsabile e seria sul tipo di fauna da "recuperare". Mentre oggi i nostri soldi vanno indiscriminatamente alle associazioni animaliste senza alcun controllo sul tipo di recupero, sulle specie e sui risultati finali.
Praticamente prendono le sovvenzioni a fondo perso.