Senza prendere parti tra le fazioni "caccia si/no", ognuno ha le proprie convinzioni, posto questo articolo trovato in un altro forum...:
LA CACCIA SECONDO FREUD
Sigmund Freud
Cos’è che spinge un cacciatore a svegliarsi la mattina presto, prima del sorgere del sole, mentre la città ancora dorme, ad imbracciare il suo fucile, fare una carezza al suo cane e ad avventurarsi insieme a lui tra le mille voci del bosco? Da dove nasce quella passione che sopravvive in ogni tempo e fa vibrare delle stesse emozioni una “popolazioneâ€� così variegata e multiforme? Quali sono le caratteristiche distintive della personalità del cacciatore?
Mario Rigoni Stern, scrittore e profondo conoscitore del mondo venatorio, ha affermato che “la caccia non è un hobby e neppure uno sport. E’ una passione che ci hanno trasmesso i nostri antenati preistorici. L’uomo primitivo ha dovuto cacciare prima ancora di fare l’amore. Non poteva pensare di riprodursi se non trovava il cibo.â€�
La storia della caccia inizia con la nascita dell’uomo: sin dai primordi della storia dell’umanità la caccia si è configurata come una pratica legata all’approvvigionamento del cibo e alla difesa dalle fiere, pertanto strettamente connessa all’istinto di conservazione e di sopravvivenza. Nel corso del tempo la sua finalità si è evoluta, arricchendosi di aspetti simbolici e culturali, ma la componente istintuale legata alla sua origine è rimasta impressa indelebilmente nella natura umana.Freud ha affermato che nella struttura psichica, accanto agli istinti di vita, coesistono istinti di morte ed entrambi rappresentano una dimensione normale dell’essere umano.
L’aggressività fa parte della natura dell’uomo e la personalità sana non è quella che la reprime, ma quella in grado di dirigerla, di convogliarla in modo costruttivo. In questo senso possiamo affermare che una corretta attività venatoria rappresenta una modalità sana di scaricare la tensione, così come d’altronde è comunemente riconosciuto per l’attività sportiva in generale.Nella pratica dell’esercizio venatorio, poi, accanto all’istinto, convive l’attesa: il bravo cacciatore non è quello impaziente, ma colui il quale non ha fretta e sa attendere il momento propizio per catturare la sua preda.
Un altro elemento importante che caratterizza il cacciatore è l’esercizio del potere che si esplica nel rapporto con la natura. In origine era di dominio totale: attraverso la caccia l’uomo esprimeva forza, sia con le forme piö spettacolari e cruente raccontate dalla mitologia classica e portate all’estremo nella cultura dell’antica Roma con gli spettacoli circensi, sia con forme sublimate, come ad esempio la falconeria, elemento distintivo della nobiltà , la cui complessità di attuazione rappresentava un esempio di dominio del re sui suoi sottoposti e sugli esseri viventi.
Il potere pervade larga parte dell’agire umano e in questo senso l’attività della caccia non ne è esente, ma oggi la pratica venatoria contempla anche il rovescio della medaglia, la sottomissione dell’uomo alle leggi della natura, la cultura del rispetto e della tutela dell’ambiente che, se sottoposto a danneggiamenti, non è piö in grado di riprodurre il fascino e il mistero della propria bellezza, ingredienti necessari per il suo svolgimento.Esiste poi tutto un mondo sommerso di emozioni legate non solo all’atto della caccia in sé, ma a tutta la cornice che include i rituali, gli oggetti, i luoghi, le relazioni con i propri “compagni di viaggioâ€�, gli altri cacciatori e i cani.
La passione per la caccia ha una chiara matrice familiare, rappresenta un’eredità culturale che nella maggior parte dei casi si tramanda di padre in figlio: i preparativi, i rituali, i linguaggi, i racconti mitici, rappresentano elementi di mediazione e di trasmissione di valori e modelli educativi da una generazione all’altra, che alimentano il senso di appartenenza al nucleo familiare e sociale di riferimento e sostengono la costruzione di una solida identità personale.
La caccia favorisce lo spirito di aggregazione, è un’occasione di incontro e di scambio con altri appassionati, ma rappresenta anche uno spazio intimo denso di immagini, suoni, odori e sapori che rievocano ricordi del passato, i propri affetti, le proprie radici.Parlando del mondo emotivo del cacciatore non si puo non menzionare il rapporto con il proprio cane, con il quale stabilisce un forte legame affettivo. Il cane è in grado di entrare in sintonia con gli stati emozionali del suo padrone e assorbire letteralmente i suoi sentimenti di rabbia, di tristezza o di paura. Queste caratteristiche, presenti in generale nei cani, sono accentuate nelle razze da caccia, proprio perché la riuscita del suo “lavoroâ€� è strettamente connessa, oltre che alla sue qualità intrinseche, alla qualità della relazione con il proprio padrone.
Per concludere, il mondo interno del cacciatore racchiude molti significati che vanno oltre l’immagine di un’attività finalizzata semplicemente a “sopprimere gli uccelliniâ€�, come spesso viene dipinta da chi non ne condivide i principi e non la conosce abbastanza per poter esprimere dei giudizi: la caccia è una realtà complessa, ricca di emozioni, suggestioni e legami forti, con i cani, con i “compagni di viaggioâ€� e, non da ultimo, con l’ambiente naturale che rappresenta la vera casa che i cacciatori vivono e rispettano.