potrebbe star male

stefano

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un grosso problema che interesserà  tutti a breve termine sarà  l'influenza aviaria, che vuoi o nn vuoi, ci colpirà . i falchi da caccia saranno quelli piö esposti? che fare? esiste un vaccino x i falchi? suppongo di no e se si, come si potrà  reperire? come ci dovremo comportare? un altro problema sarà  quello del cibo, pulcini quaglie e polli, chi ci assicura che provengano da allevamenti sicuri? si potranno ancora importare? se x l'uomo l'influenza degenera quando la carne viene cotta bene, ai falchi che gli si da? nn la si da e poi senza le patate, perde il suo fascino. xcio avanti con le notizie tanto x chairirci tutti il come il cosa .
buon volo
 
Ciao Stefano e ciao a tutti, visto il problema ho mandato giorni fa un sms al mio amico veterinario Peccati Claudio, lui si è espresso cosi: il vaccino per il momento non c'è per i falchi meglio farli volare poco, per non essere esposti, non dare animali catturati e tenere i falchi al chiuso o al coperto, cosi da non venire in contatto con eventuali feci di uccelli selvatici.
Per il cibo, i colli di pollo dovrebbero essre sicuri, visto che sono a scopo umano, per i pulcini idem, comunque l'sms finiva con la frase per il momento non ci sono problemi....
Secondo mè, il problema è molto serio, ma non vorrei che si stia esagerando troppo....
 
difatti io parlavo al condizionale xchè so' che questo problema al momento nn sussiste in italia. tanto x dirne una, la crazia nn è poi così distante, e lì un paio di cigni morti li hanno trovati.xcio tutte le precauzioni vanno adottate.buon volo
 
Penso che evitare il selvatico sia basilare.Finchè si darà  da mangiare ai nostri falchi sul pugno o nella loro voliera derivati dal pollo ad uso umano, non chè quaglie e conigli, il problema non dovrebbe sussistere. Parto dal presupposto che come è arrivata se ne andrà ... Ricordate la mucca pazza? Okkio pero a farli mangiare a terra all'aperto, potrebbe mangiare su una fece infetta. 8O
 
probabilmente il problema si concentrerà  nei luoghi di svernamento dei migratori, x le "feci" o dir si voglia mi risulterebbe difficile fare un controllo del sito.e speriamo si tratti di una speculazione a livello mondiale fatta x vendere farmaci a tutto spiano. xcio continuero a fare come sempre. tanto dei fagiani che potrà  prendere l'harris nn ne mangierà  mai le interiora...buon volo
 
influenza aviaria

Mi permetto di inserire in questo Forum una mail del dott. Fongaro Renato apparsa sulla mailing list di falconeria. 8O

L’influenza aviaria è una malattia infettiva dei volatili domestici e selvatici. àˆ causata da virus della famiglia Orthomyxoviridae, genere Orthomyxovirus di cui si conoscono tre tipi differenti: A, B e C. Al tipo A appartengono i virus influenzali degli animali (tra cui quello della influenza aviaria) e dell’uomo, mentre i virus di tipo B e C si ritrovano solo nell’uomo. Questi virus sono di forma sferica-ovoidale, rivestiti da un involucro formato da due tipi di glicoproteine: l'emoagglutinina (H) e la neuraminidasi (N). In base alle differenze di struttura dell’emoagglutinina e della neuraminidasi è possibile distinguere diversi sottotipi di virus influenzali di tipo A. Ad oggi si conoscono 16 differenti emoagglutinine (H1-H16) e 9 neuraminidasi (N1-N9). Il genoma del virus consiste in un singolo filamen to di RNA segmentato in 8 frammenti (7 nel tipo C) che codificano per 10 proteine strutturali e non strutturali. Tutti i volatili sono suscettibili all’infezione da virus influenzali di tipo A. Nei volatili domestici (polli, galline, tacchini, faraone a altre specie) l’infezione sostenuta da virus influenzali definiti a bassa patogenicità  si manifesta in forma lieve. Virus influenzali aviari di sottotipo H5 e H7, una volta infettati i volatili domestici e in particolare polli, galline e tacchini, possono mutare e divenire ad alta patogenicità , causando forme gravi, con diffusione sistemica del virus, danni al sistema nervoso, all’apparato respiratorio e gastroenterico, ed elevata mortalità . A Verona è sette anni che all'inizio dell'inverno si sviluppano queste forme virali.
Nei volatili selvatici, l’infezione è normalmente asintomatica ed i virus influenzali si localizzano e replicano nell’intestino, venendo quindi diffusi nell’ambiente attraverso le feci. I virus infl uenzali appartengono alla famiglia Orthomyxoviridae, genere Orthomyxovirus e tipi A, B e C. I virus influenzali di tipo A sono in grado di infettare l’uomo, gli uccelli selvatici e domestici, il suino, gli equini e altre specie animali. In queste specie provocano le classiche sindromi influenzali, quali l’influenza umana (in particolare i sottotipi H3N2 e H1N1), l’influenza suina (H3N2, H1N1, H1N2), l’influenza equina (sottotipi H3N8 e H7N7) e l’influenza aviaria (nei volatili selvatici sono state isolate tutte le combinazioni di H1-H16 e N1-N9). Benché siano virus della stessa famiglia e dello stesso sottotipo, i virus aviari non sono in grado di trasmettersi con efficienza all’uomo, devono prima acquisire la capacità  di infettare le cellule umane, evento che puo avvenire per mutazione o per ricombinazione con virus influenzali tipicamente umani (evenienze estremamente rare di cui potrei dirti irrilevanti dal punto id vista casistico). I casi umani di infezione da virus aviari ad oggi riportati sono rari (nel mondo, circa un migliaio dal 1997 ad oggi) e sono dovuti al contatto diretto con uccelli infetti, non per trasmissione interumana.
In natura i virus influenzali si localizzano e replicano nell’intestino dei volatili selvatici, che li eliminano attraverso le feci. Le specie selvatiche piö importanti per l’ecologia dei virus influenzali sono specie acquatiche, quali anatidi (anatre, oche, germani), limicoli, gabbiani, ed, in modo minore, altre specie. I volatili in natura si infettano attraverso il contatto diretto tra gli animali (via orofecale), oppure dall’ambiente (acque superficiali contaminate). Gli uccelli selvatici infettati raramente presentano sintomi clinici, ma attraverso le feci possono liberare nell’ambiente grandi quantità  di virus. Il virus si puo trasmettere anche ai volatili domestici, per contatto diretto con uccelli selvatici o indirettamente attraverso le acque o oggetti contaminati dalle loro feci. L’uomo, tenendo conto delle minime possibilità , si puo infettare solo attraverso il contatto diretto con uccelli infet
ti o morti di influenza aviaria, soprattutto per via respiratoria, a causa degli aerosol che si possono formare durante le fasi di manipolazione degli animali. Non sono stati evidenziati casi di trasmissione attraverso il consumo di alimenti prodotti da animali infetti (se cotti sopra i 60 °C).
Il virus dell’influenza aviaria è particolarmente resistente alle basse temperature (cio spiega l’elevata diffusione nel periodo autunno-inverno). Rimane vitale per lunghi periodi nelle feci, nei tessuti e nell’acqua mentre viene distrutto a 60° gradi in tre minuti ed è inattivato da disinfettanti come formalina e composti iodati.
Nei volatili selvatici l’infezione normalmente non ha sintomi evidenti. Lo stesso si ha nei volatili domestici (come nei nostri falchi) in caso di infezione da virus influenzali a bassa patogenicità . In questi casi l’infezione si puo evidenziare solo attraverso esami di laboratorio (ricerca degli anticorpi contro il virus o ricerca del virus influenzale). In caso di infezione da virus influenzali ad alta patogenicità  (sottotipo H5 e H7), la sintomatologia si manifesta con problemi nervosi, come tremori e difficoltà  nella coordinazione dei movimenti, seguiti in breve tempo dalla morte. Quando vengono colpiti i tacchini si assiste, nella maggior parte dei casi, alla morte del 100% dei soggetti già  nelle prime 48-72 ore dal manifestarsi dei primi sintomi. Nel caso delle galline ovaiole si assiste inoltre a una diminuzione dell’assunzione del mangime e a una interruzione della deposizione delle uova. Anche in questo caso la mortalità  raggiunge il 100% dei soggetti colpiti in tempi brevi dall’infezione.
Come già  detto, i virus influenzali appartengono a tre diversi tipi: A, B, C. I virus di tipo A, responsabili delle infezioni umane e animali, si suddividono inoltre in sottotipi sulla base delle differenze riscontrate in due diverse proteine localizzate sulla superficie della particella virale: emoagglutinina (H) e neuroaminidasi (N). Attualmente sono stati caratterizzati 16 diversi sottotipi di emoagglutinina (H1-H16) e 9 di neuroaminidasi (N1-N9). Le sigle H5N2 o H7N2 identificano quindi il sottotipo di virus attraverso la combinazione dei sottotipi di emoagglutinina e neuroaminidasi riscontrati.
L’influenza aviaria puo essere causata da virus piö o meno patogeni, cioè in grado di causare una sintomatologia di diversa gravità  negli animali. Il virus HPAI (acronimo inglese di High Pathogenic Avian Influenza = Influenza Aviaria ad Alta Patogenicità ) quando colpisce gli uccelli domestici provoca la morte in breve tempo del 100% dei soggetti. Il virus LPAI (Low Pathogenic Avian Influenza = Influenza Aviaria a Bassa Patogenicità ) determina sintomi meno gravi e causa la morte di un minor numero di soggetti, o molto spesso è asintomatico. L’aspetto preoccupante delle infezioni causate da virus LPAI negli uccelli domestici è legato alla possibilità  che col tempo il virus possa mutare trasformandosi da virus a bassa patogenicità  ad alta patogenicità  con conseguenze devastanti per le popolazioni animali. Questa possibilità  è stata attualmente verificata unicamente per virus a bassa patogenicità  di sottotipo H5 e H7, che hanno infettato gli uccelli domestici.
Attualmente è diffusa in diversi paesi del Sud Est Asiatico, in particolare in Cina, Vietnam, Corea e Tailandia. L’influenza aviaria causata da virus H5N1 ad alta patogenicità  è presente in forma pressoché endemica nei volatili, quindi è inutile cercare di alimentare in modo asetti il proprio falco quando poi lo si porta a caccia (od almeno una persona che si reputa falconiere dovrebbe fare). Un buona asepsi la si puo ottenere con refrigerazioni a -45°C, ma non esiste nessuna certezza matematica se non il "portare" (come io faccio del pollame) a 60° per qualche minuto la carne.
Come ben si sa, recentemente lo stesso virus è stato riscontrato anche in Russia, Siberia, Mongolia e Kazakhstan. In altre zone, quali Sud Africa, Stati Uniti, Europa, Canada e Sud America, sono riportati sporadicamente focolai in allevamenti avicoli causati da altri so
ttotipi virali prevalentemente a bassa patogenicità . L’influenza aviaria è stata segnalata anche piö volte in Italia.
La diffusione dell’influenza aviaria si puo contenere applicando rigorose misure igienico-sanitarie. Su tutto il territorio comunitario, pertanto anche in Italia, in presenza di malattia, gli allevamenti sono sottoposti a rigide misure igienico-sanitarie per prevenire la diffusione del virus e per evitare che le carni e i prodotti degli animali infetti entrino nel regolare circuito commerciale. Sia gli animali ammalati che tutti i loro prodotti derivati (uova, carni) vengono eliminati. Al fine di evitare l’introduzione della malattia nel territorio comunitario, la Commissione Europea e il Ministero della Salute hanno disposto una serie di misure protettive, tra cui il divieto di importazione di carne di pollame e prodotti derivati (solo alla Thailandia, in quanto unico paese tra quelli interessati all’epidemia autorizzato alle esportazioni verso la Comunità  europea) e il divieto di importazione di uccelli ornamentali e da voliera da tutti i paesi interessati dall’epidemia. L’ordinanza ministeriale del 26 agosto 2005 ha introdotto ulteriori misure restrittive per la tutela della salute dei cittadini.
Dal 1997 si è avuta l’evidenza che i virus influenzali aviari possono trasmettersi direttamente dagli uccelli infetti all’uomo. Ad oggi questa evenienza è sporadica ed ha riguardato alcune centinaia di casi lievi e circa 70 decessi, avvenuti tutti tranne uno (epidemia in Olanda nel 2003) nel Sud Est Asiatico nel corso dell’epidemia da virus influenzale H5N1. Attualmente, l’unica via d’infezione dimostrata per l’uomo è il contatto diretto con uccelli morti o ammalati. Quest’evenienza è attualmente ristretta ai Paesi del Sud Est Asiatico, dove le condizioni igienico-sanitarie sono scarse e la tipologia di allevamento comunemente attuata consente contatti molto stretti tra persone e volatili allevati. In queste aree è molto diffuso l’allevamento estensivo/rurale che consente contatti tra uccelli domestici e selvatici, favorendo quindi la trasmissione dell’influenza ai domestici (al che ne dicano i sapientoni della LAV e la petizione firmata da 30000 ignoranti cittadini italiani per chiudere gli allevamenti intensivi e trasformarli in estensivi). Inoltre, spesso gli animali vengono allevati in prossimità  delle abitazioni senza precise misure sanitarie. Completamente diversa è la situazione dei paesi, tra cui l’Italia, in cui è diffuso l’allevamento industriale. In queste realtà , le stringenti misure igienico-sanitarie e di biosicurezza negli allevamenti, le precise regole produttive e l’attività  di controllo svolta dall’Autorità  sanitaria riducono notevolmente il rischio d’infezione sia per i volatili domestici che, di conseguenza, per l’uomo. Pertanto l’evenienza che la popolazione possa venire a contatto con animali infetti è altamente improbabile.
I pazienti colpiti da influenza aviaria possono presentare diversi quadri clinici. Da forme quasi asintomatiche a congiuntivite a sintomi simil-influenzali (febbre, dolori articolari), fino alle forme piö gravi con febbre elevata e grave polmonite virale che, in casi estremi, puo causare la morte della persona.
In Italia le misure di sorveglianza e di controllo dell’influenza aviaria messe in atto riguardano sia gli allevamenti avicoli che gli uccelli selvatici. Sono in corso piani di sorveglianza su tutto il territorio nazionale e controlli piö intensi nelle aree in cui si concentrano gli allevamenti avicoli (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna). Queste attività  consentono un livello di sicurezza molto elevato per il cittadino italiano che, nella situazione attuale e con le misure sanitarie attivate dall’Autorità  competente, non corre particolari rischi di contrarre l’influenza aviaria dal pollame. Attualmente, considerando la situazione internazionale e gli allarmi legati alla diffusione del virus influenzale H5N1 dall’Asia verso l’Europa, la Comunità  Europea e l’Italia, hanno intensificato le misure di sicurezza. In particolare è stato definito un piano
d’intervento (Ordinanza Ministeriale del 26 agosto 2005)che prevede maggiori controlli alle frontiere sui prodotti a rischio e sull’importazione di uccelli vivi e l’intensificazione della sorveglianza sui volatili selvatici migratori. Quest’ultimo punto è legato al rischio che nel corso delle migrazioni, uccelli provenienti da aree in cui vi è il virus H5N1 possano trasportarlo e introdurlo in Europa, dove potrebbe eventualmente diffondersi anche negli allevamenti industriali e provocare rischi sanitari e gravi danni economici.
E' consigliabile la vaccinazione contro l’influenza umana, al fine non tanto di prevenire l’influenza aviaria, ma di evitare, nel caso in cui si sia esposti a virus influenzali aviari, che contraendo anche l’influenza umana, venga favorito il fenomeno di ricombinazione tra virus umani ed aviari.
L’Italia, per il consistente patrimonio avicolo e per la diffusa presenza di uccelli selvatici sia migratori che stanziali, è un paese a rischio per l’influenza aviaria. Benché attualmente non vi siano casi di influenza aviaria, nel passato vi sono state epidemie che hanno interessato gli allevamenti avicoli del Nord Italia (Verona), sia causate da virus ad alta patogenicità  che a bassa patogenicità , con gravi danni economici ma nessun caso umano. Le precedenti esperienze hanno indotto le autorità  sanitarie, i produttori e gli allevatori del settore avicolo a concordare strategie di prevenzione e controllo di eventuali epidemie. Attualmente l’Italia è all’avanguardia nel mondo per il controllo dell’influenza aviaria, avendo attuato misure di controllo e di protezione negli allevamenti estremamente innovative ed efficaci. Quest’attività  è svolta prevalentemente all’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, che a livello nazionale e internazionale è un riferimento nello sviluppo di strategie di controllo e nella ricerca scientifica sull’influenza aviaria. Benché il settore avicolo industriale sia controllato, è praticamente impossibile tenere sotto controllo l’influenza aviaria negli uccelli selvatici, che sono il serbatoio naturale dell’infezione. In Italia è attivo da diversi anni un piano di monitoraggio per l’influenza aviaria nelle specie selvatiche piö a rischio, che ha evidenziato la presenza di virus influenzali in queste specie. Questa situazione consente la permanenza del virus e la possibilità  di diffusione dell’infezione sempre.
I virus influenzali aviari sono adattati principalmente a replicare nell’intestino degli uccelli acquatici (anatre, oche, germani…) e sono scarsamente capaci di replicarsi nell'uomo. Tuttavia, le caratteristiche genetiche dei virus influenzali, la loro capacità  di andare incontro a mutazioni e di formare ibridi virali (per riassortimento genetico) in caso di contemporanea infezione da parte di virus aviari e umani,potrebbero consentire l’origine di nuovi virus influenzali umani in grado di diffondersi in modo efficiente e verso i quali non vi è attualmente protezione immunitaria a livello di popolazione. Nei confronti dell’influenza solo un vaccino adeguato è in grado di prevenire in modo efficace l’infezione. Attualmente non è disponibile un vaccino ad uso umano contro il virus influenzale H5N1, ma la ricerca in questo campo è attiva. Si prevede che, in caso di pandemia influenzale, un vaccino efficace nei confronti del virus responsabile possa essere disponibile nell’arco di 2-3 mesi. Per la profilassi e il trattamento dell’influenza sono disponibili alcuni farmaci antivirali, l’amantadina, la rimantadina e gli inibitori delle neuraminidasi (oseltamavir e zanamavir). I primi due possono essere utili contro i virus pandemici, ma presentano alcune controindicazioni, legate alla frequenza di effetti collaterali che provocano (insonnia, vertigini, nausea, problemi renali ed epatici) e ai limiti nel loro utilizzo (non vanno usati in soggetti di età  inferiore ad 1 anno e in gravidanza). Alcuni sottotipi di virus influenzali, tra cui vari stipiti di H5N1, hanno dimostrato resistenza alla loro azione, un fenomeno che li rende inappropriati nel trattamento di infezioni
umane da virus dell’influenza aviaria H5N1. Gli inibitori della neuraminidasi (solo zana mivir al momento è commercializzato in Italia) sono efficaci nei confronti dei virus di tipo A e B. Lo zanamivir è stato autorizzato esclusivamente negli adulti ammalati; non è stato autorizzato per il trattamento profilattico, anche se è stato segnalato un certo grado di efficacia. L’oseltamivir è autorizzato nell’Unione Europea per il trattamento dell’influenza in adulti e bambini di età  superiore ad 1 anno, e anche per la prevenzione post-esposizione negli adulti e negli adolescenti. In generale gli inibitori della neuraminidasi riducono di circa un giorno la durata dell’influenza non complicata, ma devono essere somministrati il piö presto possibile dal momento dell’infezione. Questi farmaci non sono una vera e propria cura per l’influenza, non sono in grado di contrastare in maniera efficace la moltiplicazione del virus una volta che l’infezione sia avvenuta, possono pero rallentare la diffusione della pandemia.
Spero di esser stato esaustivo.

dott. Fongaro Renato
 
grazie x il lungo ed esaustivo documento del dott fongaro, che piö o meno dice le stesse cose che mio fratello mi ha spiegato, è ingegnere chimico biologico o qualcosa del genere, mi ha spiegato tutte queste cose. immagino che x la carne comprata nn credo ci siano problemi, rimangono x i falchi che cacciano acquatici e possono trasmettere il virus in voliera e magari ad altri falchi e falconieri,che possono frequentare.e diffonderla il comportamento corretto e intelligente di tutti se questa influenza esplode, sarà  di stare ognuno a casa sua e sperare.buon volo
 
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