Pellegrino ed anatidi

tronky87

Aspirante Falconiere
Chiedo agli esperti: quale ssp è più predisposta e in quale taglia può essere maggiormente efficace un pellegrino per la caccia agli anatidi?
Ho notato che, soprattutto per germani maschi, alcuni pelle tendono a rifiutare l'attacco, e, soprattutto il confine di peso caccia è molto limitato, inferiormente per mole della preda, superiormente per riduzione di percentuale di successo (dopo 70/80 mt o c'hai le pa*** o ti salutano con la pernacchia...)
Chi mi può aiutare?
Purtroppo la vera caccia agli anatidi col pelle è molto rara, e non riesco a ponderare quali sono i limiti del falco e quali del falconiere nelle azioni fallite che son riuscito a vedere....
 
Se il falco non è dotato di suo, anche il più bravo dei falconieri non ci cava niente, sempre parlando di volo all'anatra. Ciao india
 
Con tutto il rispetto e senza voler creare alcuna polemica con nessuno esprimo solo il mio parere quindi prendetelo come tale : il pellegrino (spero che stiamo parlando solo di pellegrini no ?) di per sè è dotato ,anzi direi superdotato di tutti quei requisiti necessari a fare bene il suo mestiere sviluppati e perfezionati in un arco di tempo tanto grande che l'uomo può solo inquadrare numericamente ma difficilmente comprenderne la reale dimensione . E' talmente "superdotato " che in Falconeria abbatte abitualmente prede più grandi di lui (può succedere anche in natura ma in percentuali molto diverse perchè diverse sono le necessità) appunto perchè il mix tra armi a disposizione tecnica di caccia e mentalità di superpredatore è letale per moltissime specie di volatili che diventano sue prede , quindi , per tornare a noi , secondo me quando in Falconeria un pellegrino rifiuta un anatide o non lo attacca con la giusta convinzione salvo situazioni di volo particolari -e attenzione non dico prenderla ,sappiamo tutti che a caccia è tutto molto difficile e concludere ancora di più e un buon attacco anche senza presa ripaga e soddisfa sempre il falconiere - il falconiere dovrebbe seriamente chiedersi quali errori ha fatto lui non il falco.
Saluti e auguri di buon anno.
 
Con tutto il rispetto e senza voler creare alcuna polemica con nessuno esprimo solo il mio parere quindi prendetelo come tale : il pellegrino (spero che stiamo parlando solo di pellegrini no ?) di per sè è dotato ,anzi direi superdotato di tutti quei requisiti necessari a fare bene il suo mestiere sviluppati e perfezionati in un arco di tempo tanto grande che l'uomo può solo inquadrare numericamente ma difficilmente comprenderne la reale dimensione . E' talmente "superdotato " che in Falconeria abbatte abitualmente prede più grandi di lui (può succedere anche in natura ma in percentuali molto diverse perchè diverse sono le necessità) appunto perchè il mix tra armi a disposizione tecnica di caccia e mentalità di superpredatore è letale per moltissime specie di volatili che diventano sue prede , quindi , per tornare a noi , secondo me quando in Falconeria un pellegrino rifiuta un anatide o non lo attacca con la giusta convinzione salvo situazioni di volo particolari -e attenzione non dico prenderla ,sappiamo tutti che a caccia è tutto molto difficile e concludere ancora di più e un buon attacco anche senza presa ripaga e soddisfa sempre il falconiere - il falconiere dovrebbe seriamente chiedersi quali errori ha fatto lui non il falco.
Saluti e auguri di buon anno.

Il pellegrino selvatico (come tutti gli altri predatori) viene educato e selezionato dalla natura durante tutte la fasi del suo sviluppo psico-fisico. I falchi da Falconeria (nati in cattività) sono invece fortemente condizionati dal modo in cui vengono allevati ed addestrati. E questo influisce moltissimo sulle loro successive performances a caccia.
I falchi selvatici se sopravvivono al primo inverno sono sempre e comunque MOLTO determinati e aggressivi sin dalla loro nascita, altrimenti soccombono. I nostri falchi (nati in casa) vengono comunque portati avanti dall'allevatore che, per bravo che sia, non potrà mai capire se un soggetto sopravviverebbe in natura o no.
Questo significa che spesso in Falconeria ci troviamo ad avere a che fare con soggetti con scarsa aggressività congenita, che sebbene usando tutti i trucchi del mestiere, non renderanno mai quanto altri soggetti che nascono già più dotati.
Credo che India intendesse questo.
Molto fa anche il modo in cui vengono allevati nei primi due-tre mesi di vita, se imprintati o meno etc etc, ma girala come vuoi, ci sono soggetti che già nel nido dimostrano un carattere più aggressivo verso tutto ciò che si muove. Non necessariamente questi soggetti sono anche aggressivi o paurosi verso l'uomo, anzi di solito sono così concentrati sulla preda che si addestrano più facilmente.
Negli astori, per esempio, è fondamentale che nelle prime settimane dopo l'ivolo, o al più presto possibile, uccidano prede vive perchè lo sviluppo della loro mente e della loro formazione empirica in quel periodo da' loro un'imprinting forte verso la predazione del vivo. Se si aspetta troppo tempo e metterli sul vivo, potrebbero poi avere una specie di eccessiva "pigrizia" verso la preda "scomoda" o troppo grossa. Se invece nei primi due - tre mesi di vita imparano che la cattura del vivo e la sua uccisione sono lo scopo della loro vita, gli rimarrà in testa per sempre, anche se verranno magari poi tenuti fermi per anni. Questo è uno dei motivi per cui ci sono terzuoli di astore che attaccano e uccidono tutto (dal fagiano maschio al merlo) e altri che oltre la taglia della starna non attaccano.
Nel pellegrino spesso i giovani da Falconeria non sanno usare i piedi e non agganciano le prede fino alla seconda stagione. Questo perchè in voliera non hanno potuto esercitarsi a prendere la volo tutto ciò che vola, come invece fanno abitualmente in natura. I giovani selvatici giocano per ore con le foglie che volano trasportate dal vento e spesso sembra si divertano lasciando cadere il cibo per poi riprenderlo al volo dopo una breve picchiata.
Per cui io concordo con te, Sblengi, sul fatto che il falconiere abbia sempre delle responsabilità nel risultato finale, ma spesso le caratteristiche individuali dei rapaci (soggetti, non tanto specie o ssp) fanno la differenza, a parità di "professionalità" dell'addestratore.
Saluti a tutti.
 
Amedeo, tu sei molto paziente, non posso che condividere tutto quello che hai scritto, a presto e auguri , giovanni.
 
Condivido tutto quello che avete scritto. Un fattore da non trascurare è la quantità di prede e il territorio.
Se vuoi leggere della caccia agli anatidi leggi quello che ha scritto Sanremo. Se hai la fortuna di partecipare a qualche battuta di caccia con lui poi ti renderai conto anche delle condizioni necessarie per poter praticare questo tipo di caccia.
 
Anche io sono d' accordo, nei falchi da falconeria ci sono alcuni soggetti che in natura non andrebbero avanti...

Buon anno !

Claudio
 
Condivido tutto quello che avete scritto. Un fattore da non trascurare è la quantità di prede e il territorio.
Se vuoi leggere della caccia agli anatidi leggi quello che ha scritto Sanremo. Se hai la fortuna di partecipare a qualche battuta di caccia con lui poi ti renderai conto anche delle condizioni necessarie per poter praticare questo tipo di caccia.

Infatti i post più interessanti in merito li ho letti proprio da lui....mi interesserebbe sapere su che base seleziona i suoi pelle, se nota differenze tra maschi e femmine, tra ssp diverse, se opta per ibridi (tantissimi considerano il girpellegrino maschio l'ideale, per esempio...sebbene io non sia molto, per non dire per niente, preposto all'ibrido)...io credo che 700/800 gr sia una taglia ottimale, ma mi baso su un'idea di massima che mi son fatto col tempo...
Per quanto riguarda i falconi....beh....diciamo che, soprattutto nell'allevamento italiano, stiamo messi maluccio....per citare altri: "se un falco non va lo si mette in riproduzione"....e non è proprio un concetto da selezione naturale....per questo in primis devo focalizzare l'attenzione sulla specie....ad esempio, metterei un maschio calidus, od una femmina di brookei o peregrinus tra le prime scelte....
Infine...ho notato da varie azioni di caccia che, con le approssimazioni del caso, a parità di peso caccia e preda, un pellegrino maschio tende più a stoccare che a legare, mentre la femmina il viceversa....è realistico o casuale?!
 
stoccare o legare dipende da molti fattori ma non dal sesso del soggetto.
si deve tener presente la direzione e intensità del vento in relazione alle traiettorie di preda e falco, la velocità relativa tra i due e le esperienze passate del pellegrino.

Ciao ciao
Daniele
 
stoccare o legare dipende da molti fattori ma non dal sesso del soggetto.
si deve tener presente la direzione e intensità del vento in relazione alle traiettorie di preda e falco, la velocità relativa tra i due e le esperienze passate del pellegrino.

Ciao ciao
Daniele

Concordo con Daniele, ma dato che in Falconeria spesso si tende a portare a caccia i pellegrini su prede per loro assolutamente "innaturali" e di taglia decisamente grossa (come i fagiani per esempio), accade quasi sempre che il terzuolo, usato in Falconeria, si trovi a dover affrontare prede troppo grosse e quindi che stocchi più della femmina.
Considera che in natura la "stoccata" è determinata da condizioni particolari di angolo di impatto e di vento, altrimenti il pellegrino tende a prendere. Inoltre la stoccata in natura avviene quasi sempre su prede di taglia grande (tipo laridi o su uccelli della taglia del colombaccio). Considera infine che il pelle selvatico in natura spessissimo caccia prede che viaggiano ad altezze elevate, per cui la stoccata gli permette comunque di recuperare la preda al volo prima che tocchi terra.
In linea di massima la stoccata, pur essendo più spettacolare, in natura rende meno ed è sempre un ripiego.
La primavera scorsa una coppia di pellegrini selvatici attaccò i miei viaggiatori, nello spazio aereo sopra la colombaia, per più di 15 minuti.
Fecero una decina di picchiate e di inseguimenti e alla fine rinunciarono, con il risultato finale di avermi bucato tre viaggiatori, senza portarne via neppure uno.
Le "stoccate" date ai tre colombi, li buttarono a terra, ma la mia presenza li inibiva e non scesero a completare l'opera. L'altezza poco elevata dell'attacco (dai 10 ai 50 metri da terra) non gli permise di concretizzare la cattura legandoli in volo. Riuscire a legare un colombo in così poco spazio, senza l'effetto sorpresa, è stato per loro impossibile.
Dopo l'attacco, quando tutti i viaggiatori si erano ormai posati sul tetto o erano rientrati in colombaia, i pelle si allontanarono sul paese e il terzuolo salì quasi al limite della portata del binocolo (800-1.000 metri?) poi cominciò la picchiata a goccia più esaltante che mi sia mai capitato di vedere, scomparendo dietro una collina. Non so come sia andata a finire, ma a giudicare dal via vai dei torraioli subito dopo, direi che il pranzo era servito... ;-)
 
Se hai la fortuna di partecipare a qualche battuta di caccia con lui poi ti renderai conto anche delle condizioni necessarie per poter praticare questo tipo di caccia. ??
 
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