stefano ha scritto:
forse forse mi piace molto il discorso di ele10, che la falconeria rimanga un sapere da tramandare verbalmente, senza pubblicità senza clamori senza cercare di vendere fumo. l'idea potrebbe essere buona ...
Nella storia moderna della falconeria molti dissapori e critiche sono nate proprio tra falconieri che volevano diffondere la conoscenza della falconeria a "tutti" e quelli che la volevano tramandare solo a "pochi eletti".
Indipendentemente dalla proprio credo a proposito, oggi nell'epoca del web 3.0 è impossibile pensare di tramandare la falconeria verbalmente solo tra pochi. Mai è stato così semplice avere informazioni, anche informazioni di ottima qualità , e confrontarsi con falconieri di tutto il mondo. Facebook è uno strumento fantastico che permette di entrare in contatto con falconieri arabi, pakistani, inglesi, americani, ... e scambiare con loro interessanti informazioni (tra l'altro su Facebook si vive un'atmosfera sempre serena e propositiva ... non esiste il "I not like"
)
A proposito di storia moderna spero di farvi cosa gradita allegando la traduzione dell'intervista che ho fatto lo scorso dicembre ad Umberto Caproni e che è stata presentata al festival internazionale della falconeria.
Anche dalle sue parole emerge anche il tema della "conoscenza per pochi" e delle informazioni invece ora "accessibili per tutti".
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"La falconeria in Italia, praticata per lunghi secoli da principi e re, ha una lunga tradizione di eccellenza. Prima delle Guerre Napoleoniche, era popolare specialmente a Mantova presso la corte dei Principi Gonzaga. Dopo le guerre napoleoniche, anche a seguito dell’avvento delle armi da fuoco, inizio a scomparire progressivamente. E non si ha alcuna notizia di falconieri italiani praticanti questo sport nel XVIII secolo. Nel XIX secolo, alcuni entusiasti iniziarono ad interessarsi di falconeria e a raccogliere informazioni soprattutto parlando con falconieri stranieri in occasione di viaggi in Inghilterra e Olanda.
Il primo falconiere italiano di cui siamo a conoscenza è il grande maestro Nasturzio, un gentiluomo appassionato di setter e di pointer che chiese a Mr. Jack Frost, un falconiere inglese e istruttore di cani, di venire in Italia ad addestrare per lui alcuni cani.
Alla fine degli anni Venti, inizio degli anni Trenta, Nasturzio apprese la falconeria da Mr. Frost ed inizio ad addestrare alcuni astori alla cattura di lepri nella parte sud di Milano, vicino a Pavia, presso la sua tenuta che era ricca di lepri e conigli. Rimase per altri 5-10 anni l’unico falconiere italiano, fino a quando il Dott. Coppaloni, che viveva nella sua stessa zona vicino a Pavia ed era anche lui un grande appassionato di cani, lo incontro e si entusiasmo per la falconeria. Coppaloni e Nasturzio iniziarono ad andare a caccia insieme proprio appena prima della Seconda Guerra Mondiale. Con la scomparsa di Nastruzio, dopo la guerra in Italia c’era un solo falconiere, il Dott.re Coppaloni che pratico la falconeria fino alla sua morte.
Io ho iniziato la falconeria poco dopo i vent’anni. Nel 1956, ho incontrato il dott. Coppaloni per chiedergli informazioni sulla falconeria e per avere un aiuto nel procurarmi qualche falco ma lui, che era molto riservato e poco incline a fornire informazioni sulla falconeria non volendo creare facili entusiasmi, non mi aiuto. Così iniziai a cercare informazioni nei libri e poco dopo incontrai due amici, Frikki Pratesi e Fulco Tosti di Valminuta, anche loro interessati alla falconeria. Insieme venimmo a conoscenza di un uccellatore che nel nord Italia catturava piccoli uccelli e aveva anche alcuni gheppi che venivano usati per la grandi caccie. A volte aveva anche dei piccoli smerigli e sparvieri. Da lui riuscimmo ad ottenere i nostri primi falchi. Dopo vari tentativi ed errori, imparammo a gestire uno sparviero e a catturare dei piccoli uccelli. Così invitammo il dott. Coppaloni a vedere cosa sapevamo fare e dopo che vide che eravamo stati in grado di addestrare dei rapaci, ci permise di vedere i falchi che teneva a casa sua a Roma. Aveva due belle pertiche con 7 pellegrini, tutti animali di cattura, che volava nella sua tenuta di Rieti, a Nord di Roma che in epoca antica era stata la riserva di caccia della famiglia Borgia, dove ci invito a vedere i suoi falchi volare.
Ci permise di usare i suoi falchi e i suoi cani e di cacciare presso la sua tenuta dove abbondavano le pernici. Diventammo sempre piö entusiasti della falconeria e con il tempo migliorammo di molto le nostre competenze fino a quando Fulco Tosti fu notato da un amico di Coppaloni, Rodràguez De La Fuente, che lo invito a far volare i suoi falchi in Spagna presso l’ aeroporto di Torrejon per prevenire che le piccole otarde si infilassero nelle turbine degli aerei.
Noi due iniziammo insieme a Frikki a volare tutte le estati i nostri falchi in Scozia dove andammo la prima volta nel 1967. Ovviamente sapevamo molto poco a riguardo della caccia alle grouse. Andammo con due macchine con 5 falchi in ognuna. Quando arrivammo lì non avevamo i cani, non sapevamo nemmeno dove trovare un bravo cane. In quel periodo la Scozia, specialmente nella parte nord del Kentish, tradizionalmente frequentata per la caccia dai grandi falconieri come Gilbert Blaine, era così ricca di grouse che, sebbene sia noi che i nostri cani fossimo del tutto inesperti, riuscimmo a catturare 40 grouse. Fu davvero un grande successo per noi che conoscevamo così poco di questo sport. Inseguito, diventammo amici di Geoffrey Pollard e Roger Upton, che già da tempo cacciavano le grouse con i falchi, e che ci insegnarono molto. Da quel momento, abbiamo iniziato ad andare a caccia tutte le estati in Scozia. Inizialmente solo io e Frikki, successivamente si aggiunse anche Fulco Tosti e ancora oggi vi andiamo tutti gli anni.
Con il passare degli anni, in Italia nuovi falconieri si interessarono a questo sport. La maggiore disponibilità di informazioni per tutti e la possibilità di avere a disposizione piö rapaci grazie al loro allevamento in cattività , segnarono il giro di boa di questo sport insieme alle radio trasmittenti che diedero l’opportunità di tenere i falchi piö a lungo, anche quando si rischia troppo facendoli volare un po’ sovrappeso.
La falconeria in Italia è diventata sempre piö popolare. Attualmente stimo ci siano circa 200 appassionati e 50 falconieri che praticano la falconeria su basi su basi regolari.
Milano, Dicembre 2011, Umberto Caproni